Nel 1954 otto operai persero la vita precipitando
con un camion nelle azzurre acque
Costeggiando il lago Ampollino, cinque chilometri più in là da Villaggio Palumbo, ci si imbatte in un ponticello, la segnaletica indica il “fiume Tassito”. Pochi metri più avanti una striscia di terra forma un piccolo promontorio che s’incunea nelle azzurre acque del lago , è uno dei posti più belli e suggestivi dei 12 km che costeggiano il lago Ampollino. Quando il lago è al massimo della sua capienza, viene voglia di stendere la mano per sfiorarlo talmente sono vicine le sue acque.
Su questo piccolo promontorio troviamo una grande stele di marmo con scritto ” O viandante che passi qui fermati. Ed in mesto raccoglimento ricorda: come l’undici Maggio 1954 perimmo nelle azzurre acque di questo lago mentre lieti andavamo al lavoro”. Segue una lunga lista di otto nomi, il numero di morti compresi nella catastrofe più devastante per lavoro avvenuta in Sila.
Quella mattina, questo posto incantevole, divenne la loro tomba.
Con un camion erano partiti all’alba dai loro paesi, Taverna, Albi, Magisano per raggiungere il posto di lavoro distante 50 km. La strada non era delle migliori perche non asfaltata e arrivati alla curva, il camion non svoltò e tirò dritto precipitando nel vuoto. Quella mattina alcuni abitanti che videro la vettura precipitare nel vuoto, diedero subito l’allarme e accorsero con corde, riuscendo a salvare quelli che si tenevano aggrappati ai resti del camion che sfiorava l’acqua. I malcapitati non sapendo nuotare, lottavano fra la vita e la morte. Il solo che era in grado di nuotare, era cosi scioccato, da prendere la direzione sbagliata andando verso il largo anzichè verso riva.
Un destino crudele volle che morissero in un dei posti più incantevoli della nostra Sila e la mala sorte che il lago si trovasse alla sua massima capienza. I mesi successivi furono monotoni e senza gioia, nei volti non si leggeva che solo tristezza. Fra i sopravvissuti quel signore che nuotava verso il largo e che era stato soccorso con le corde, era l’unico di San Giovanni in Fiore. E ricorda, con la voce tremolante “mentre tentavo di risalire in superficie, qualcuno incastrato nella cabina, si aggrappo’ ai miei piedi…” poi le lacrime non riuscivano a far si che continuasse il triste racconto.
“Abbi un pensiero d’amore per questi oscuri eroi,
che giacquero travolti nel fare strade a noi.”