La neve finissima e leggera si chiama nevischio. La neve mista a pioggia e parzialmente fusa, con tracce di cristallizzazione, è detta invece acquaneve.
I piccoli granelli di ghiaccio bianco (non trasparente come la grandine) si chiamano neve tonda o semplicemente “neve granulare”. Quando i granelli hanno un nucleo opaco di cristalli di neve, circondato da uno strato trasparente di ghiaccio, si chiamano gragnola.
Una leggera caduta di neve si chiama “imbiancata”, mentre una tempesta di neve intensa si chiama tormenta o bufera (se accompagnata da forte vento). Il vento forte misto a neve, tipico dell’Antartide (che a volte supera i 200 km/h), si chiama blizzard.
Uno “scaccianeve” non è propriamente una precipitazione ma una forte tempesta di vento che solleva la neve caduta in mulinelli simili a una vera tormenta.
A seconda delle condizioni atmosferiche e della temperatura, la neve a terra può avere una consistenza molto diversa. Appena caduta, se si è sotto zero, la neve ha consistenza leggera e polverosa, mentre se si è sopra zero i fiocchi si uniscono in agglomerati più grandi ed a terra diventa molto pesant, e facilmente compattabile, la migliore per fare le palle di neve. Se, nel secondo caso, la temperatura scende successivamente sotto zero, cosa molto frequente in pianura, la neve ghiaccia e prende la consistenza di polvere mista a ghiaccio e non si può più utilizzare per costruzioni o palle di neve. Se invece nevica sotto zero e poi la temperatura va sopra zero, cosa molto frequente in montagna, la neve diventa un po’ più pesante. Successivi passaggi sopra e sotto zero generano la neve trasformata, che è molto compatta, quasi come in pista, ed è il tipo di neve che si trova a volte in primavera. Il vento invece forma una crosta, molto rigida e spessa sopra la neve polverosa, meno spessa sulla neve più molle.
Geometria
Una domanda interessante è perché i bracci dei cristalli di neve che formano i fiocchi siano perfettamente simmetrici e non ci siano due cristalli di neve uguali. La risposta risiede nel fatto che la distanza “tra” i cristalli di neve è molto maggiore di quella “dentro” i cristalli di neve.
Data la simmetria iniziale esagonale della struttura cristallina del ghiaccio comune (derivante direttamente dalla struttura molecolare dell’acqua), i bracci del cristallo di neve crescono indipendentemente in un ambiente che è ritenuto molto variabile in temperatura, umidità e così via.
Questo ambiente è ritenuto relativamente omogeneo nello spazio di un singolo fiocco e questo porta i bracci a crescere in modo molto simmetrico, rispondendo in modo uguale ad un ambiente uguale, come alberi non imparentati tra loro rispondono ai cambiamenti ambientali facendo crescere serie simili di anelli nel tronco. La differenza nell’ambiente su scale molto più grandi di un cristallo di neve conduce alla mancanza di uguaglianza osservata tra le forme di cristalli differenti.
Comunque il concetto che due cristalli di neve non possano assolutamente essere uguali è scorretta. Infatti è perfettamente possibile, anche se improbabile, che due cristalli possano essere identici, a patto che le condizioni ambientali siano abbastanza simili: sia che i cristalli crescano abbastanza vicini l’uno all’altro sia anche per puro caso. La Società Meteorologica Americana ha riportato che due cristalli identici sono stati trovati da Nancy Knight del Centro Nazionale per la Ricerca Atmosferica il 1º novembre 1986. I cristalli non erano “fiocchi” dendritici nel senso comune del termine ma piuttosto semplici piastre esagonali prismatiche.
Neve, http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Neve&oldid=29249456 (in data 12 gennaio 2010).