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Alberga stabilmente in Sila una creatura che ha nel suo io l’intrinseca matrice silana, un grosso cagnone, annoverato tra le razze italiche più antiche, il Pastore della Sila.
Rintracciamo appartenergli quella predisposizione tipica dell’essere montano, che in grazia d’una spiccata capacità d’adattamento riesce agevolmente a valicare le avversità della vita in montagna.
Del gregge ne è l’arcaico custode, il protettore impavido che ha preservato la sopravvivenza delle capre rustiche di Calabria. Regolarmente, ispeziona attentamente il pascolo, prima che queste ultime compiano il loro abituale giro. Imperterrito continua instancabilmente, anche dopo, a vigilare sulla mandria.
Con un devoto guardiano del genere, gli ovini in tranquillità brucano tutta l’erba che desiderano, cosicché del buon latte di certo non mancherà. Latte che acquisterà poi una seconda vita, le mani callose del sapiente pastore ne faranno degli ottimi prodotti caseari.
È il frutto d’un antico incrocio tra razze canine indoeuropee ed elleniche.
Ancora in pochi (esclusi i pastori) tuttavia comprendono la reale importanza del Pastore della Sila in questo ininterrotto ciclo. Doverosa riconoscenza gli spetterebbe, così grande che non basterebbero migliaia di croccantini per ricompensarne decorosamente il valevole operato. Il debito rischiava d’esser dimenticato; solo recentemente si sta dedicando la giusta attenzione a questo straordinario animale, preservandone la specie, che rischiava l’estinzione.
Un doveroso ringraziamento va pertanto a Isabella Biafora, dott. Agronomo specializzato in zootecnia che presta la sua attenzione con particolare passione per le razze autoctone calabresi. Tra queste una che, oggi più che mai, rappresenta uno strumento di lavoro indispensabile per la tradizione pastorale calabrese, il Cane da Pastore della Sila, per la difesa degli armenti silani.
