Dolce e candida, la neve scende giù per depositarsi sui nostri splendidi monti creando non solo atmosfere da favola, ma anche e soprattutto un’importantissima riserva d’acqua che garantisce l’approvvigionamento per i mesi più caldi, soprattutto se le temperature invernali ne consentono l’accumulo.
Prima di vedere come la neve si trasforma in acqua potabile, ricordiamo le caratteristiche che deve avere un’acqua affinché possa essere classificata tale. L’acqua destinata al consumo umano deve essere:
- innocua, ovvero non deve contenere sostanze tossiche né microrganismi patogeni, non deve quindi arrecare alcun danno alla salute dell’uomo;
- usabile, in quanto deve consentire gli usi domestici e industriali;
- accettabile, cioè limpida, inodore, incolore e insapore.
L’acqua è sorgente di vita e benessere ed è il solo composto inorganico che in natura esiste allo stato solido, liquido e gassoso. Man mano che la neve passa allo stato liquido, l’acqua si infiltra nel suolo dove solubilizza minerali, sostanze organiche e aumenta la sua carica microbica (già presente nell’atmosfera). Il suolo poi, depura l’acqua in tre modi: fisico, chimico e biologico. Infatti, proprio come un crivello, trattiene lo sporco e le particelle più grossolane. Man mano che si infiltra nel sottosuolo, l’acqua subisce modificazioni chimiche e biologiche liberandosi di gran parte dei microrganismi e delle sostanze chimiche. Questo processo di purificazione avviene grazie alla presenza nel sottosuolo di batteri aerobi che, per nutrirsi, impiegano gli inquinanti presenti nelle acque trasformandoli in sostanze innocue. Inoltre il terreno, frapposto tra la superficie e la falda dell’acqua, garantisce un certo grado di protezione da eventuali inquinanti di tipo chimico provenienti dal suolo. Ecco perché maggiore è l’altitudine, migliore sarà la qualità dell’acqua. Durante il percorso inoltre l’acqua si arricchisce di sali minerali diversi, in base alla composizione del terreno di origine ed in base alla presenza di acido carbonico, che viene prodotto dai microrganismi.
Nel punto in cui una vena d’acqua sotterranea sfocia a giorno si crea la sorgente: ed ecco l’acqua pronta da bere e resa potabile dalla natura! Ovviamente le acque minerali naturali, per essere definite tali e quindi imbottigliate direttamente alla sorgente, devono avere caratteristiche igieniche particolari, non devono subire alcun trattamento e devono rispettare la normativa vigente.
Curiosità: con la neve sin dai tempi antichi, si può preparare un dolce freddo, una delle prime forme di gelato, la nota “scilubetta” o “scirubetta”, fatta semplicemente aggiungendo alla neve, raccolta in posti incontaminati, del vino cotto, oppure zucchero e caffè. Solo qualche decennio fa esisteva un mestiere particolarissimo, quello del “nivaru”, che provvedeva a portare durante l’estate la neve che aveva accuratamente conservato sotto terra, per poi venderla a chi voleva rinfrescarsi durante la calura, preparando un gustosissimo dessert!
[templatic_contentbox type=”normal” title=”Angela Nuccarini”]
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Vive e lavora a San Giovanni in Fiore. Laureata con il massimo dei voti, sceglie di intraprendere sin da subito l’attività di nutrizionista. Riceve in diverse sedi nella provincia di Cosenza e di Crotone, e collabora con scuole calcio e palestre. Vanta inoltre, docenze di alta formazione, per aggiornamenti riguardo la nutrizione in ambito medico.
La prerogativa della propria attività professionale è quella di applicare metodiche scientificamente validate, evitando quelle tecniche sempre più spesso diffuse da canali non ortodossi che seguono più le logiche del business rispetto a quelle della salute. Continui aggiornamenti e costanti studi, rappresentano l’unica strada perseguita dalla dott.ssa Nuccarini per poter valutare al meglio la situazione individuale di ciascun paziente in maniera tale da applicare i piani alimentari in modo strettamente personalizzato e aggiornato alle più recenti ricerche in ambito nutrizionale.
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