Sulla carta geografica dell’immenso Brasile, il centro agricolo di Pedrinhas Paulista oggi è un puntino visibile, che si individua con facilità, perché le case coloniche sono ben in ordine, l’agricoltura è ampiamente sviluppata e la vegetazione è di un colore verde speranza. Qui negli anni ’50 del secolo scorso vi approdarono 158 famiglie di coloni italiani reclutate, in prevalenza nel Mezzogiorno d’Italia, in base ad un accordo di programma stipulato fra il nostro governo e quello del Brasile. La Compagnia di colonizzazione italo-brasiliana, nel frattempo costituita, acquistò nel 1951 nello Stato di San Paolo, al confine col Paranà, un’estensione di 3.517 ettari di terra, ritenuta assai adatta alle varie colture, ma in parte ancora coperta da foreste, mentre un’altra parte era costituita ancore da paludi particolarmente impenetrabili. I primi coloni italiani lavorarono sodo per disboscare la zona, per dissodare il terreno, costruire strade ed edificare i cascinali, in una parola per realizzare le numerose fazende che oggi sono l’orgoglio delle famiglie italiane, che lì hanno scelto di risiedere.
Comprata ancora altra terra e vinta ogni tipo di difficoltà, l’intera zona è divenuta poi grazie al lavoro di quegli emigrati, una ridente località agricola, dove si parla italiano e dove tutto ricorda la patria lontana.
Tra quei coloni uno era partito da San Giovanni in Fiore: Francesco Romano, al quale la Prefeitura Municipal ha voluto intestare la scuola pubblica ed innalzare in suo onore un monumento che ricorda uno dei cooperatori di quel ridente centro agricolo.
La storia di quell’emigrato è stata raccontata con dovizia di particolari da Claudio Cortese, in un volumetto, che ha per titolo “Francesco Romano, Pioniere illuminato, colono infaticabile”. Nella presentazione Giovanni Lavigna scrive: “Il personaggio si anima, si evolve, cresce fra mille difficoltà, guadagna una sua vita autonoma, pienamente realizzata in Brasile, senza mai dimenticarsi del suo passato, ma proteso sempre verso il futuro, sotto l’azione della divina Provvidenza”.
Una storia simile a tante altre, scritte dai nostri innumerevoli emigrati, che merita di essere conosciuta, perché ancora una volta gli italiani hanno continuato “a scoprire l’America” che ha dato, comunque loro, la possibilità di crescere e di vivere dignitosamente, proprio come è accaduto a Francesco Romano, emigrato in Brasile nei primi anni ’50 del secolo scorso ed oggi additato come benemerito di quello Stato.
Articolo tratto da “il Nuovo Corriere della Sila” del 5 Agosto 2011 – Per gentile concessione.