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La storia dei laghi della Sila e della costruzione delle dighe. Una storia avvincente e per certi aspetti anche drammatica, fatta di uomini che con enormi sacrifici hanno reso possibile la costruzione di dighe, sbarramenti, canali e gallerie sotterranee per sfruttare il bene più prezioso che abbiamo in natura: l’acqua.
Le pagine sono tratte da 5 articoli apparsi sul “Nuovo corriere della Sila” nel corso del 2009 e che il Direttore Saverio Basile, che ringraziamo, ci ha concesso la pubblicazione.
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Arvo, la diga dei primati
di Michele Belcastro
La diga del lago Arvo, si differenzia totalmente da tutte le altre dighe costruite sull’altopiano Silano, per la caratteristica strutturale della traversa di sbarramento. Nel 1927 quando iniziarono i lavori, le idee erano chiare: abbandonato il progetto iniziale, antecedente la I guerra mondiale, che prevedeva una diga colossale in cemento armato di 157 milioni di mc; si optò per uno sbarramento d’avanguardia per quei tempi: uno sbarramento in terra battuta.
Fu la maggiore costruita in Italia e una delle prime in Europa, e se a questo aggiungiamo il collegamento con il lago gemello, Ampollino, tramite la galleria che attraversa il Montenero (5 Km senza gli attacchi intermedi), possiamo ben dire, che fu la diga dei primati per quei tempi.
Questo fu possibile poiché l’alta valle dell’Arvo, pur avendo caratteristiche topografiche analoghe a quelle dell’Ampollino, si differenzia per le pendici meno ripide e per il suo bacino più ampio, sicché, con un’altezza di ritenuta di soli 22 metri si consegue una capienza di 83 milioni di mc.
I lavori iniziarono a Giugno del 1927 e l’opera finita fu inaugurata con una cerimonia solenne da Umberto e Maria di Savoia, il 28 Maggio 1932 (X anno dell’era fascista).
Anche qui la zona d’invaso era paludosa e del tutto disabitata. Così come avvenne per l’Ampollino, andarono sommersi 8 Km della SS108, che furono sostituiti da un nuovo tronco di eguale lunghezza. Per quanto concerne la realizzazione della galleria, essa comportò immensi sacrifici umani, la perforazione sotto il massiccio del Montenero si presentò alquanto difficoltosa, vi furono periodi in cui si riusciva a stento avanzare sui due fronti: Arvo e Pentecane di 20-30 cm al giorno, verso la fine del 1929, dopo due anni e mezzo di duro lavoro, la montagna era stata perforata per circa 2000 metri. Ne mancavano altri 3000. La causa di tutto ciò fu la grossa quantità d’acqua incontrata nelle viscere della montagna e il terreno in alcuni punti assai friabile.
I poveri minatori uscivano dalla galleria bagnati e quasi assiderati. L’impresa, alla quale era stata affidata la costruzione, non essendo più in grado di proseguire, ruppe gli indugi e rinunciò alla prosecuzione dei lavori che vennero presi di pugno dalla Società che stava costruendo la diga la quale con impegno e determinazione il 20 Febbraio del 1931 riuscì a portare a termine l’opera, raccordandosi con incontro perfetto dei due versanto al centro della montagna.
Il numero massimo di mano d’opera impiegato fu raggiunto nel 1928 con circa 4000 operai, questo quando in sovrapposizione tutti i cantieri erano aperti, compresi quelli delle centrali e della presa Juntura. L’importo totale delle paghe corrisposte nello stesso periodo superò i 90 milioni di lire.
Oltre ad accogliere le acque del suo bacino imbrifero naturale, affluiscono nel suo bacino i torrenti del Frappa, incanalato artificialmente e per caduta naturale i torrenti Rovalicchio, Coppo, Bufalo e l’omonimo Arvo. La diga, come già detto è in terra battuta con nucleo centrale d’argilla; in sezione ha la figura di un trapezio con la base maggiore intorno ai 200 metri e la minore di 6 metri la quale serve anche da camminamento con una considerevole lunghezza di circa 280 metri.
Il paramento a monte è difeso contro l’azione erosiva delle onde da una pavimentazione di blocchetti di calcestruzzo, mentre il paramento di valle è protetto contro il dilavamento da una copertura di zolle erbose posate direttamente sul rilevato in terra. Così come le nostre comuni vasche da bagno hanno un foro di scarico in basso e uno ancora più importante in alto (per evitare di allagare la casa in caso di dimenticanza del rubinetto aperto), anche le dighe per legge ne devono necessariamente essere munite. Sono chiamati scarico di fondo e scarico di superficie o sovrapieno. Semplice è installarli sulle dighe costruite in cemento, più difficile posizionarli su quelle in terra. La diga Arvo, ha lo scarico di superficie posizionato sul lato destro del lago, quello di fondo immerso direttamente nell’acqua. La torre che noi vediamo, scende giù ai fondali del bacino e contiene al suo interno gli organi di apertura e chiusura delle paratie. Sia lo scarico di superficie che quello di fondo, scaricano le acque comunicando a mezzo di una galleria a valle dello sbarramento.
Scalando il Montenero e guardando giù a valle, due perle si vedono luccicare la sera, quando il sole volge al tramonto, i suoi raggi scivolando sulle superfici dei due laghi creano fantastici luccichii mozzafiato.
Articolo tratto da “il nuovo corriere della Sila“, 5 Settembre 2009
Ampollino, lago pilota
Arvo, la diga dei primati
Cecita, il grande lago
Passante, il lago più giovane e più piccolo
Il lago mancato