Zagarise si erge su una collina a un’altitudine di 600 metri, il suo centro storico si snoda intorno a due punti, il primo costituito dalla torre normanna e la chiesa del Ritiro e il secondo rappresentato dalla chiesa madre. L’origine del toponimo Zagarise non è stata ancora identificata, potrebbe derivare dalla parola greca zagarisi che vuol dire zucchero o da sacaria, luogo abitato da coltivatori di canna da zucchero. Queste ipotesi sarebbero le più accreditate vista la presenza nell’antica valle del Sìmeri della coltivazione di cannameli. Sebbene i più antichi ritrovamenti nel territorio risalgano alla prima età del Ferro e il primo insediamento sia quasi certamente di epoca romana, la data della fondazione dell’odierno centro divide gli storici. Secondo alcune ipotesi il borgo sorse nel XIV secolo in seguito a una terribile epidemia che colpì gli abitanti di Barbaro, mentre altri ne collocherebbero l’origine intorno all’anno mille, quando i cittadini di Trischene si sarebbero rifugiati nell’area zagaritana a causa dell’avvento dei Saraceni. Senza ombra di dubbio diverse dominazioni interessarono la zona, i Normanni per esempio lasciarono testimonianza della loro presenza attraverso la celebre torre, elemento architettonico ancora oggi visibile. Il paese fu anche proprietà della famiglia Sersale, vivendo un particolare periodo di benessere economico grazie alla lavorazione della seta e della felpa, nel 1811 divenne Comune e inserito nel circondario di Soveria.
La torre normanna risalente al XIII secolo racconta, attraverso il suo corpo cilindrico di otto metri di diametro, le vicende che l’hanno vista protagonista e le differenti funzioni svolte. Prima elemento difensivo e poi prigione, la struttura è articolata su tre piani, raggiungendo i dodici metri d’altezza e favorendo la comunicazione tra gli spazi attraverso una scala esterna e alcune botole.
La chiesa del Ritiro risale al XV secolo e venne fondata dai Padri domenicani che la intitolarono a San Domenico del Ritiro. La facciata offre un ottimo esempio di portale in tufo con due colonne doriche, nonché la possibilità di ammirare una porta in bronzo con scene tratte dal Vangelo. Lo spazio interno si struttura in un’unica navata e comprende un altare barocco connotato da una pala rappresentante la Divina Pastora, mentre la zona absidale viene preceduto da un arco trionfale con colonne corinzie. Originariamente l’edificio sacro era affiancato da un convento a pianta rettangolare, successivamente danneggiato nel 1951 da una terribile alluvione.
La radicata tradizione dell’olivicoltura rivive nel Museo dell’Olio d’oliva e della Civiltà contadina, che consente ai visitatori di approfondire la storia e le differenti modalità di lavorazione delle olive. Il Museo è ubicato nel centro storico e il suo interno è suddiviso in tre sezioni che permettono di scoprire pienamente questa risorsa culturale.
BIBLIOGRAFIA
• Cipparrone A., Faragasso M., Mazzei F., Perri I., Tunnera F., Ospiti nel Parco. I ventuno Comuni ricadenti nel territorio del Parco Nazionale della Sila, Edizioni Prometeo, 2010.