Le castagne della Sila sono caratterizzate da forma tonda da un lato e piatta dall’altro. La loro polpa è asciutta e saporita. Chiara e ricoperta da una pellicola rosso-bruno e da una buccia piuttosto resistente di colore marrone.
Le varietà delle castagne possono essere classificate in tre tipi: Castagna reggiola, Castagna ‘nzerta e Castagna curcia.
La castagna reggiola è quella un po’ più grande delle altre e quando si sbuccia, la buccia interna si toglie subito quasi in contemporanea a quella esterna mentre nella reggiola la buccia interna è più difficile a venire via. Nelle castagne curcie la buccia interna si toglie solo se bollite.
Le castagne sono un frutto atipico, poiché sono ricche di carboidrati complessi (amido) come i cereali. Sono una buona fonte di fibre, di potassio e di vitamine del gruppo B, soprattutto B1 e B6. La cottura trasforma parte dell’amido in zuccheri semplici, che ne conferiscono la dolcezza tipica.
Per centinaia di anni le castagne hanno rappersentato la principale fonte alimentare delle popolazioni degli appennini durante l’autunno e l’inverno.
La distinzione tra castagne e marroni non è sempre chiara.
La castagne sono il frutto delll’albero salvatico. Hanno forma, dimensione, sapore molto variabili anche se prodotte dallo stesso albero e quindi tutta la gestione del prodotto risulta più complessa.
I marroni sono prodotti dall’albero coltivato e hanno caratteristiche più standardizzate.
Le castagne possono essere utilizzate nella preparazione di varie pietanze, oppure possono essere consumate direttamente, sia bollite in acqua e sale (ballotte), sia cotte in apposite padelle forate (caldarroste o ruselle). Vengono anche utilizzate per la preparazione di dolci, marmellate e confetture. Le castagne possono anche essere essiccate; dalle castagne secche si ricava la farina con cui poi si prepara il castagnaccio.
Una volta, quelle che non potevano essere consumate fresche, venivano conservate e successivamente sottoposte ad affumicamento.
Si adagiavano su un piano realizzato con listelli, posto sotto il soffitto delle “casedde”, costruzioni di pietra e fango. Quando le castagne diventavano secche, venivano messe in dei sacchi e battute contro un fusto d’albero oppure contro una pietra, per poterle liberare dalle bucce. È chiaro che il prodotto ottenuto assumeva una durezza particolare, ma alcune, e non si sa perché, risultavano morbide, gustose e ricercate ed erano chiamate “turduni”.
fonti:
http://www.pit12.it
http://www.cibo360.it
http://www.albanesi.it
http://www.longobuccor.it/